Cambiare abitudini alimentari. Il ruolo della psicologia

In Italia il 33% della popolazione è sovrappeso (il 41% degli uomini e il 25% delle donne) e il 10% della popolazione è obesa. Il fenomeno è più diffuso al sud. In Campania la percentuale di persone sovrappeso ruota attorno al 40%.

L’eccesso di peso può comportare complicanze cardiovascolari o dell’apparato muscolo-scheletrico ed è frequentemente associato a diabete, malattie del fegato, cancro o ipertensione. Il controllo del peso corporeo è quindi una necessità prima di tutto nell’ottica della tutela della salute e non solo dal punto dal punto di vista estetico.

La dieta è spesso vista come il rimedio più immediato, ma quando sortisce effetti soddisfacenti pone il problema del mantenimento della forma fisica raggiunta. Questo perché essa agisce solo su un lato del problema, trascurando i meccanismi psicologici che lo sostengono e alimentano.Si può dire che sottoporsi ad una dieta senza occuparsi di comprendere e cambiare il proprio rapporto con il cibo si rivela facilmente un inutile dispendio di energie.

Come ricorda l’Associazione Italiana Obesità, infatti, la fame è regolata da meccanismi fisiologici ben precisi che ne bloccano lo stimolo una volta che l'organismo si è nutrito a sufficienza. Quindi se si continua ripetutamente a mangiare oltre il proprio fabbisogno vuoi dire che sono subentrati dei fattori di tipo psicologico che hanno poco a che fare col bisogno reale di nutrirsi. Ricordiamo che soltanto il 5% dei casi di obesità è causata da disfunzioni di tipo ormonale.


Spesso si trascura che il rapporto col cibo è legato a complessi fattori psicologici che hanno a che fare con la storia personale, le abitudini alimentari, gli stili di vita, la dipendenza affettiva. Basti pensare a tutte le volte che si reagisce mangiando quando ci si sente soli, quando si prova tristezza, rabbia, o si avvertono stimoli corporei che poco hanno a che fare con la vera e propria sensazione di fame. In molti casi mangiare costituisce un modo per soddisfare ogni frustrazione e ogni sensazione di malessere e rabbia.

E' possibile trattare l'obesità o il sovrappeso anche con la psicologia?


Sicuramente. Nei casi di sovrappeso e obesità l’attività di sostegno psicologico mira ad aiutare la persona a diventare esperta nel controllo del proprio peso e a modificare il proprio stile di vita in modo persistente, passando per un’attenta analisi del proprio rapporto con il cibo che assume il carattere di una vera dipendenza. In questi casi il sostegno psicologico, individuale o di gruppo, può essere affiancato alla dieta in modo da agire sia sul versante alimentare che su quello psicologico.

Il trattamento psicologico dei disturbi alimentari, secondo il nostro approccio, verte sui tre poli dell’essere:

# quello comportamentale: riguarda gli stili di vita e gli stili alimentari dell’individuo, i contesti e le situazioni che più spesso agiscono da stimolo ad alimentarsi;

# quello cognitivo: riguarda l’analisi dei pensieri e delle convinzioni disfunzionali su se stessi e sul rapporto con gli altri;

# quello emotivo: riguarda l’esplorazione delle emozioni e dei vuoti che si prova a colmare con il cibo.